Il Sud del mondo

Un primo consuntivo 

Volendo trarre un consuntivo della mostra di Marsala. Il Sud del mondo – L’altra arte contemporanea, a più di un mese dalla sua inaugurazione, devo dire che la prima valutazione che mi piace fare riguarda l’aspetto umano del problema, ossia la grande partecipazione di visitatori che francamente non mi aspettavo. non perché la mostra non lo meritasse, ma pensavo che, in una zona decentrata rispetto al cuore dell’Italia, tutto questo non potesse accadere. Invece, con mia grande sorpresa, flotte di studenti marsalesi e visitatori da ogni parte, a ripetizione, vengono a vedere e rivedere. Questa è la mia prima soddisfazione e, penso, anche dell’Ente Mostra Nazionale di Pittura «Città di Marsala» perché non sempre si è abituati a vedere un coinvolgimento intenso. continuo. che non sembra cessare. 

La stampa, devo dire, è stata oltremodo attenta, anche la televisione. Credo che la felicità dell’iniziativa consista, oltre che nell’imponenza o nel suo primato, in quanto questa di Marsala è anche la prima mostra in assoluto che si tiene sul tema, nel fatto che è un’iniziativa che può essere letta a tanti livelli, ossia da quello specialistico, critico, storico a quello sociologico, etnologico e, soprattutto. a diversi livelli di cultura. C’è occasione di fascino, di coinvolgimento sia per il grosso pubblico che per gli specialisti e gli uomini di cultura dalle più differenti aree. 

Questa mostra riscuote grande attenzione da ogni parte del mondo e suscita interesse tra gli operatori artistici. Lo testimonia la fitta corrispondenza che tutti i giorni intessiamo. C’è effettivamente la voglia di approfittare, da parte anche dei musei, di questa circostanza, nella quale si possono vedere a confronto culture iconografiche tra loro, e c’è anche il fatto che ormai tutti, con diverso grado di coscienza, sappiamo che il Sud del mondo ci aspetta. 

Il fatto impressionante di questa mostra è che, per la prima volta, vengono rappresentate le nazioni del Sud del mondo in modo così massiccio che non si era mai verificato in nessuna altra parte. Questo era uno scopo che mi prefiggevo e lo avevo sottolineato giorni prima dell’apertura. Ma la cosa simpatica è che a parlarne sono gli altri. Lo ha bene evidenziato, per prima, questa rivista per cui scrivo, e lo ha confermato durante la sua visita un estraneo alla mostra, Vittorio Sgarbi, che ha detto press’a poco le stesse cose. 

Tutti questi consensi, a dir la verità, mi danno un gran sollievo, a premio e ricompensa di tutta la fatica che c’è dietro questa mostra veramente grande. Significa – senza volere niente esagerare – che ho impostato bene il mio lavoro. Quando curo una mostra la mia attenzione è rivolta anche. e in modo particolare, alla sua presentazione. E presentare bene una mostra non significa spettacolarità fine a se stessa, ma una sottolineatura dei valori anche in senso speltacolare, finché è possibile, senza per questo alterare i contenuti intrinseci. L’altro aspetto su cui pongo la mia attenzione è la qualità stessa delle opere che in sé spesso sono spettacolari. Basti considerare l’arte della scultura africana, ad esempio. L’altro elemento è certamente l’allestimento in senso tecnico e, non a caso, in questa mostra, è stato affidato all’architetto Fabrizio Crisafulli e alla scenografa Silvana D’Amaro. 

Al di là di tutto questo, la presenza massiccia dei rappresentanti del Sud del mondo attribuisce alla mostra di Marsala una grande carica comunicativa, e il 

visitatore riceve una miriade di messaggi che non possono non scuotere la sua umanità. In diversi di questi Paesi coinvolti la vita pubblica individuale e sociale non sempre è facile e agevole. Per questo c’è in tantissime opere l’anelito verso l’alto. Un esempio potrebbe essere l’opera artistica di Gustavo Lopez Armentia oppure la scultura di Mario Irrazabal, in cui il popolo cileno è rappresentato attraverso una corona di personaggi sofferenti che portano su di sé un immenso carico, una grande scultura. Evidentemente l’anelito alla libertà è molto chiaramente manifestato, ed è sintomatico non solo del Cile, ma anche di tutta una serie di Paesi. Comunque sono anche rappresentati Paesi, come la Nuova Zelanda e l’Australia, che dal punto di vista sociale e del regime politico sono democraticamente avanzati e che pure non sono insensibili a questi aneliti di libertà. Difatti, la vera importanza di questa mostra è l’avere instaurato un dialogo non solo tra il Nord e il Sud, ma fra tutti i Paesi del mondo. Se consideriamo che questo Sud, di cui ho trattato, parte, per dare un senso verso Oriente, dall’America Latina, poi dall’Africa, Medio Oriente, Sud-Est asiatico, per arrivare all’Oceania, evidentemente parlo di Sud, ma ho dinanzi a me il mondo a 3600. 

Se oggi si parla con larghezza di vedute di questo dialogo tra Nord e Sud, dobbiamo essere grati a Marsala che, a buon titolo, potrebbe essere sede di un’Accademia di Belle Arti, purché mantenga lo spirito vitale che ha manifestato e dimostrato in occasione di questa mostra, imponendosi all’attenzione del mondo. 

Carmelo Strano

Da “Spiragli”, anno III, n.1, 1991, pagg. 37-39

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