In fin dei conti, cos’è poesia?  di Renata Pallottini* 

Alcune recenti letture di buona fonte mi fanno rivivere i tempi dei miei studi filosofici, l’epoca felice in cui gli scavi nel terreno della teoria e del pensiero astratto ci chiamavano e richiamavano alla parola. Lontani da noi, i semplici piaceri e le faccende del quotidiano. Kant non aspettava dietro la porta… 

Dedita alla modesta pratica della Poesia, non pensavo di dovere oggi tornare alle indagazioni “sui primi princìpi” e sulle “cause ultime”. Ma andiamo avanti: che cos’è Poesia e, più propriamente, la Poesia lirica? 

Rovistando nell’erudizione degli antichi, ci tocca cominciare da Platone ed è un inizio poco felice. Dice Platone che la Poesia (la Poesia tutta, non solo lirica) ricrea o imita la parola passionale dell’anima, quella che sta più appartata o discosta dalla conoscenza, dalla sapienza. Il poeta fa l’imitazione della imitazione e, di conseguenza, soltanto dell’apparenza. 

Come tale, dev’essere…bandito dalla Repubblica, dai suoi fini educativi. Per fortuna, Aristotele è meno crudele: nel primo capitolo della Poetica, tratta di passaggio la poesia lirica. Di passaggio, perché l’epica e la drammatica occupano molto di più il suo pensiero, in modo tale che, almeno per quanto concerne il teatro, lo stagirita è un’autorità che va costantemente consultata. 

Secondo Aristotele, si tratta di citaristica, per cui la poesia è fatta per essere cantata, avvalendosi dei ritrovati della melodia e del ritmo. Ma una poesia per dire che cosa? 

Con ricorsi melodici speciali parlerebbe degli intimi movimenti dell’anima. Poesia del soggettivo, pertanto, contrapposta all’epica, alla narrativa, alla drammatica, quasi in conflitto con ogni tipo di azione… 

Passando con un lungo salto ad Hegel, abbiamo più materia da mescolare. 

Per il filosofo idealista (XVIII-XIX secolo), la Poesia ha il compito di rivelare alla coscienza il potere della vita spirituale, le passioni che agitano l’anima, gli affetti del cuore umano, i pensieri che si sviluppano nella coscienza dell’uomo; in una parola il dominio completo delle idee, degli atti, dei destini umani, tutto ciò che accade in questo mondo e il governo divino dell’universo (Poetica). 

Così sia pure caratterizzata come espressione del soggettivo, degli stati d’animo, delle emozioni e dei sentimenti umani, proprio per questo, la Poesia lirica non si può caratterizzare appena come pura versione di amori contrastati, di emozioni individuali o particolari, senza importanza o rilevanza per il complesso sociale nel quale si inscrive. Essa è stata ed è in ogni tempo, denuncia arma di lotta, parola modificatrice. 

Basterebbe citare a riprova alcuni poeti, le loro opere. Non si può dimenticare, per esempio, l’influenza che in Inghilterra, come nel mondo intero, ha esercitato la Ballata del carcere di Reading di Oscar Wilde, scritta forse al tempo dell’esilio in Francia (1897), dopo la condanna del poeta a due anni di lavori forzati. Influenza sulle condizioni carcerarie dell’epoca, nonché sull’abolizione della pena di morte. 

Parimenti difficile è ignorare l’importanza che, in occasione della guerra civile del 1936 in Spagna, ebbero i versi di Federico Garcia Lorca, specialmente quelli che compongono il Romancero gitano, in cui denunciava con straordinario vigore e forza lirica gli eccessi e gli arbitri commessi dalla Guarda Civil sugli zingari ed altri gruppi di emarginati. 

Altrettanto significativi, se vogliamo cercare altri esempi, sono i poemi di Walt Whitman sulla dignità dell’essere umano e la libertà in tutti i sensi; i poemi libertari di Castro Alves, gli “indianisti” di Gonçlves Dias, come le opere di Fernando Pessoa, di Sophia de Mello, di Breyner Andersen, di Cesar Vallejo, di Raphael Alberti, di Pablo Neruda, di Giuseppe Ungaretti e di altri. 

Di tanti poeti e del loro inestimabile contributo alla poesia lirica si può dire che hanno saputo stimolare il dibattito delle idee, hanno saputo riflettere il proprio paese, lottare contro le tirannidi e soprattutto hanno significato l’opera d’arte sul piano nazionale loro proprio e su quello universale. 

Renata Pallottini

(Versione italiana di Renzo Mazzone) 

* Vicepresidente dell’Unione brasiliana scrittori dello Stato di São Paulo. 

Da “Spiragli”, anno XXII, n.1, 2010, pagg. 47-48.

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