MA IL SUD NON RIDE

Nell’arcipelago Sicilia – in cui mi trovo 
la mia gente impara a sentirsi reproba
scopre le sue storie – le storie del sud –
che le storie d’Italia non ricordano. 
Resta in silenzio e pensa. Alle monete
borboniche il cui oro era pari al valore
dichiarato. Alle casse del Banco di Napoli
con cui “l’eroe dei due mondi” rimpinguò
lo statarello piemontese esangue.
Alla libertà venduta a prezzo
di fucilazioni. Ai plebisciti truccati
(libere votazioni coram populo). Al Conte
di Cavour che tutto mandò da Torino
(anche quello che avevamo) persino
la carta per gli uffici le buche
per le lettere le balie per i befotrofi.
E prefetti e bersaglieri piumati
e carabinieri a piedi e a cavallo.
Può ridere il nord che il sud
ha pagato sangue e denaro
fin dal primo memento. […]

E a stilla a stilla declinarono
fabbriche – manifatturiere tessili
cartarie conserviere siderurgiche –
e miniere. Lentamente si spopolarono
i campi e lentamente si smantellò
una marina.
Può ridere il nord che il sud
ha pagato oro e lacrime d’emigranti
e muto strazio di madri.

Lucio Zinna

Da “Spiragli”, anno XXIII, n.1, 2011, pag. 42.

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