DANIELA MUSUMECI, Devota come un ramo, Ila Palma, Palermo 2006.

Diversi percorsi di lettura tra poesia e meditazione filosofica 

Tenendo tra le mani questo volumetto di Daniela Musumeci, già prima di leggerlo, si ha una sensazione di leggiadria: i disegni a china e i pastelli di Sabina De Pasquale, pensati per le poesie intercalate ai brevi saggi, donano aria e respiro aperto. La De Pasquale è un’artista poliedrica: attrice, musicista, ma soprattutto autrice di delicatissime incisioni. Il disegno di copertina che illustra il verso di Cristina Campo, «devota come ramo»; la donna che reca due uccelli nelle mani che pare la sollevino in volo trasformandola in angelo; Demetra che culla una figlia invisibile, forse l’umanità tutta; il passerotto scaldato da uno sguardo d’amore: sono figure sapienti, tracciate con poche, immediate e sicure linee di penna, figure mitiche e magiche come il mandai a che apre il libro. Essenziali e scarne. Spirituali. Invitano alla lettura. E vien fatto di leggere, una dietro l’altra, tutte le poesie, come una sorta di armonia distillata. Esse costituiscono un dialogo dell’ anima con se stessa, un percorso di purificazione e di semplificazione, dal desiderio al distacco. Riecheggiano gli haiku giapponesi, quando non sono vere e proprie preghiere. 

L’altro sentiero è quello della prosa, più arduo, perché esige un’attenzione concentrata. Si tratta di un viaggio attraverso i quattro elementi naturali, aria, acqua, terra e fuoco, rivisitati attraverso il mito classico e le filosofie occidentali e orientali; un viaggio animico, ispirato da una sorta di mistica materialistica e panteistica, maturata nella consuetudine con Spinoza, Goethe e il taoismo. Qui forse la scrittura è fin troppo densa; va centellinata pian piano perché in poche righe si moltiplicano le suggestioni. L’ordine del discorso non è quello induttivo- deduttivo della dimostrazione, ma quello analogico e allusivo del «pensiero del cuore» e del «nomadismo intellettuale », come lo hanno insegnato Maria Zambrano e Rosi Braidotti, ma soprattutto Simone Weil, prima e indiscussa maestra dell’ autrice. 

Si può poi aprire il libro a caso e leggere, a seconda dell’umore o dell’urgenza interiore, la pagina che capita, il capitolo, il brano, i versi che più risuonano dentro, righe e rime sparse. 

E c’è infine la sequenza che l’autrice ha voluto proporre e che alterna alle riflessioni e alle meditazioni, talvolta faticose, il dono morbido di aforismi e metafore; perché questo è in fondo la poesia, un gioco di specchi tra aforisma e metafora. Insomma, basti dire che quello che sembrava o diceva di essere un «libretto di devozione» si rivela un documento di impegno estremamente concreto. 

Daniela Musumeci insegna filosofia e storia in un liceo di Palermo, sempre segnata dalla contraddizione tra delizia poetica e lavoro sociale, che è poi la contraddizione fra le due materie che le tocca insegnare, il cielo dei pensieri e la terra dei bisogni quotidiani. 

Per lungo tempo ha collaborato con la rivista Mezzocielo, sperimentando una divulgazione delle filosofie, grandi e misconosciute, da Diotima ed Eloisa sino alle contemporanee. 

Questa è la sintesi delle sue ricerche per i laboratori interculturali ideati per la scuola. 

Maria Angela Cacioppo

Da “Spiragli”, anno XVI, n.1, 2005, pagg. 48-49.

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