MARIA PAOLA ALTESE, Portrait della Memoria. Lo spazio come simbolo, collana di studi Athena, Ila Palma, Palermo, 2005. 

(Auto)ritratti d’Artista: quattro romanzi del Novecento 

In una successione cronologica l’autrice, anglista ma con una formazione comparatistica, attraversa quattro «romanzi d’Artista» del ‘900: Tonio Kroger di Thomas Mann, A Portrait of the Artist as a Young Man di James Joyce, Portrait oJ the Artist as a Young Dog di Dylan Thomas, e Argo il cieco, ovvero i sogni della memoria di Gesualdo Bufalino. Si tratta di quattro saggi con una propria autonomia interna, eppure legati da un unico filo conduttore, un’indagine sullo spazio del racconto, una dimensione che viene presentata come simbolica, e che sembra evocata dalla presenza di una immaginaria cornice da portrait che (già dai titoli, come in Joyce e in D. Thomas) racchiude la storia. 

Scopriamo un gioco prospettico tra autore e personaggio nel quale si snoda la memoria dolce-amara di un apprendistato d’artista: e risuonano accordi conosciuti provenienti dalla letteratura di formazione o «Bildungsroman» che ha avuto la sua grande stagione europea nel XVIII e XIX secolo. Nell’evoluzione novecentesca del giovane esteta e nel suo incontro-scontro con il mondo, i luoghi diventano porte d’ingresso della memoria e le immagini si trasformano in stati d’animo, risvolti passionali nell’universo stratificato della coscienza moderna. 

La casa, la scuola, il collegio, la città, il corso principale del paese, il mare, la campagna, spazi chiusi e spazi aperti, reali o immaginari, tutto nella narrazione si evolve in un complesso dialogo tra l’autore e il suo doppio, dialogo che nell’ultimo capitolo Bufalino scopre apertamente al lettore. 

Memoria e desiderio s’intrecciano costruendo itinerari di derivazione del senso che l’autrice interpreta ispirandosi, senza però seguire un rigido modello di analisi semiologica, alla lezione di Greimas, alla sua «semiotica delle passioni». In tutti i romanzi torna una costante novecentesca: il disincanto, spesso venato d’ironia, che nasce da un mondo borghese in dissoluzione e che trasforma la vita in teatro, sullo sfondo di un ritratto dell’ artista da giovane. 

Maria Angela Cacioppo 

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pagg. 48-49.

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