ANNA MAIDA ADRAGNA, Spremute di limone. I racconti di Vallebianca, collana di narrativa «Meridiana», I.l.a Palma, Palermo – Sao Paulo.

«Si cunta e si raccunta» e il lettore diventa personaggio del racconto 

«Si cunta e si raccunta …» è il refrain di un nuovo libro della scrittrice palermitana Anna Maida Adragna, che ha già al suo attivo, come poetessa, ben dieci pubblicazioni. 

Spremute di limoni, questo il titolo della raccolta di racconti che presentano con sapiente ironia uno spaccato di vita vissuta a Vallebianca, borgata immaginaria di una città mediterranea, caratterizzata da una intensiva produzione di agrumeti, in un arco di tempo che risale fino ai primi del novecento. Sono trentacinque racconti straripanti di sicilianità. 

Basta aprire a caso una pagina di questo volume ed ecco diffondersi un gradevole profumo di limone, protagonista sempre implicito, spremuto con mani abili e affabili, che riproduce metaforicamente, essendo tra gli agrumi quello che produce contemporaneamente frutti e fiori in tutte le stagioni, un percorso all’indietro che si rinnova nello scorrere del tempo e della memoria. C’è il ritorno ai gesti semplici che fanno grande la vita, filosofia genuina alla base della felicità a cui ambisce ogni creatura umana. 

Basta pensare alla serenità di Saro e Giovanna, i due coniugi che in modo più o meno diretto sono i veri protagonisti dell’intera raccolta, presentati come i due autentici supervecchi contenti e felici anche della loro età avanzata, perché «vuoi dire che non siamo morti giovani». Le loro vicende si intrecciano, in un carosello di situazioni sempre efficacemente delineate in chiave satirica, a quelle di personaggi senza dubbio originali, come ad esempio lo stravagante Tano, debole di mente, guarito grazie alla misteriosa sparizione di un orologio. 

Il racconto per Anna Maida Adragna ha una forza liberatrice e purificatoria, e trova la sua più perfetta espressione in una prosa poetica leggera ed elegante, dove tutto non è quello che sembra e dove l’epilogo si trova solo alla fine del viaggio. È la «storiella» che si raccontava un tempo, seduti a tavola, provando meraviglia, ansia, sensazioni : «Le risate allora costavano poco e condivano riccamente lo scorrere del quotidiano.» Echi lontani di memoria, frammenti di un vissuto personale che generosamente l’ autrice ci regala, conducendoci nei salotti di un’altra epoca, dove odori e sapori si fondono in una perfetta sintesi, dove tenui colori di vita ne compongono un quadro dolcemente pieno di emozione. 

Maria Angela Cacioppo

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pag. 55.

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